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Matilde 07-12 - Free climbing (agosto 2004)


di Alex46
19.09.2019    |    967    |    0 8.7
"Ma sentivo un orgasmo che galoppava verso la superficie a grandi falcate..."
Ancora una volta sono in tenda assieme a Debra e Michele. Lei, stando sulla schiena, ha le ginocchia alzate e aperte, e io la sto leccando inginocchiata e china su di lei. Le ho spostato gli slip del costume da bagno e con la lingua le sto percorrendo la fessura con l’evidente intenzione di farla venire nel più breve tempo possibile.
Era da tutto il giorno che lo desideravo. Alla mattina di questa splendida giornata di sole ci eravamo alzate con le tazze di caffè che Michele ci aveva preparato sul fornellino. Dopo una rapida toilette al torrente, un po’ infreddoliti per l’umidità del mattino, ci eravamo incamminati verso la falesia dove volevamo arrampicare. Eravamo soli, anche se non era prestissimo. I profumi del bosco e della radura ai margini della quale ci trovavamo si confondevano con l’odore della roccia che ci stava al di sopra, una paretina di trenta-quaranta metri attrezzata, come dicono i climber, a spit su monotiri.
Michele partiva in testa, tramite i rinvii si assicurava agli ancoraggi esistenti (ogni tanto lamentandosi della loro lontananza uno dall’altro) passandovi la corda. Qualche breve comando a me o Debra (a seconda di chi stava eseguendo il compito di assicurarlo) sull’avere maggiore o minore disponibilità di corda. Arrivato in cima passava la corda nel moschettone della sosta e si faceva calare. Allora toccava a noi, prima l’una e poi l’altra, ci stringevamo ai piedi le scarpette e salivamo assicurate dall’alto. Qualche volta io chiedevo la corda un po’ più tesa... ma mi sembrava di aver fatto molti progressi rispetto alle prime volte. E tutti e due mi facevano i complimenti. Debra è capace di salire il 6a da capocordata!
Verso mezzogiorno faceva ancora più caldo, perciò ci eravamo spogliati. Michele arrampicava a torso nudo e in shorts. Noi, dopo l’iniziale felpina e pantalone alla marinara, ci eravamo ridotte al costume da bagno.
Dopo una breve pausa panino annaffiato da acqua fresca di sorgente, riprendiamo a scalare. Io avevo saltato gli ultimi due tiri, neppure li avevo provati, erano troppo difficili per me. Avevo visto Michele salire sicuro, sulle sue gambe muscolose i tendini disegnavano nuove eccitanti combinazioni a ogni movimento. E mi sorprendevo a pensare di fare l’amore con lui. Poi avevo visto salire Debra, un po’ a fatica, ma ancora con grande eleganza. L’arrampicata a un certo punto esigeva di allargare le gambe a “spaccata”, guardavo il sottile lembo del suo slip coprirle a malapena le intimità. E naturalmente mi era venuta una grande voglia di fare l’amore con lei.
Nel riprendere a scalare, Michele aveva scelto una lunghezza più facile, adatta anche a me. Saliva con una tale naturalezza e facilità che nel guardarlo mi ero ritrovata a fare una facile sostituzione del movimento sportivo e atletico con fantasie di movimenti di altra natura.
Quando era toccato a me, non mi ero limitata a calzare e stringere le scarpette, mi ero sfilata il reggiseno ed ero salita libera, cercando di piacere ai miei due compagni e alla roccia (magari mi lasciava salire meglio...).
Debra mi assicurava e Michele si era spostato di lato per fotografarmi.
- La prossima volta la fai da prima!
- Neanche per sogno – avevo ribattuto io impegnata in un passo difficile.
- Devi farla da prima – ribadiva Debra – allora sì che Michele ti può fotografare da figa!
- Che grado è questo? – avevo chiesto comunque incuriosita mio malgrado.
- La guida dice 5c...
- Non è vero... questa al massimo sarà 5a... - avevo ridotto io.
- Quando scendi ti faccio vedere.
Come san Tomaso anch’io avevo controllato: era vero, era 5c. Ero davvero meravigliata della facilità con cui ero salita.
- Dopo la farai da prima, vero? – mi aveva tentato ancora Debra.
- Vedremo – avevo risposto.
La lunghezza seguente era di 6a, perciò mi era venuta l’idea: - Debra, visto che tu vuoi tanto che io vada da prima, perché non vai tu su questo? E magari lo fai prima di Michele, così ti devi sistemare tu i rinvii?
- Giusto, Debra! Dai, fallo – si era entusiasmato Michele.
Debra aveva raccolto la piccola sfida-invito. Anche lei si era tolta il top ed era più sexy che mai. Sentivamo le cicale impazzite nell’ora più calda.
- Allora io provo – aveva detto Debra - ... però tu dovresti fare una cosa...
- Cosa?
- Accarezzati... voglio che tu ti accarezzi mentre salgo... voglio sentire che gemi mentre faccio fatica e magari avrò paura di cadere...
- Tu vuoi che io mi masturbi? – avevo risposto – vuoi che lo faccia per eccitarti? Vuoi sentirmi avere un orgasmo?
- Sì... e possibilmente nel momento in cui arriverò in sosta.
- Perché, se non arrivi in sosta, o ci arrivi male perché magari ti appendi a uno spit, niente orgasmo... per me?
- Niente orgasmo – aveva sorriso lei ormai legandosi alla corda.
Con la testa adagiata sullo zaino mi ero sdraiata sul plaid disteso sull’erba. Proprio accanto a Michele che la assicurava e non vedeva l’ora di sbirciarmi.
- Ne ho una grande voglia – avevo detto.
Debra aveva passato il primo spit e stava cercando con gli occhi come raggiungere il secondo. Dopo qualche agile movimento lo aveva raggiunto, agganciato, superato. Ora era con i piedi su una piccola lista orizzontale dove poteva riposare, circa a sei metri da terra. Il seno le saliva e scendeva, era bellissima.
- Ora puoi incominciare – mi aveva ordinato con una breve occhiata e un sorriso.
Non appena accostate due dita alla figa già umida per l’eccitazione dell’attesa, mi era venuta voglia di abbassare gli slip alle ginocchia, in modo da dare spettacolo, soprattutto a Michele, pensando comunque di poter rimediare in fretta in caso qualcuno fosse arrivato.
- Quando puoi farlo guardami – le avevo detto – ora mi sto toccando.
E in effetti avevo incominciato ad accarezzarmi, la figa spalancata per lei, lo slip a metà coscia.
Debra era salita al terzo spit, poi al quarto. Michele la incitava, non cessando di buttare l’occhio anche su di me che facevo la porca a un metro da lui.
Il passaggio al quinto era stato particolarmente faticoso per la povera Debra.
- Sta attento... - aveva detto a Michele.
Poi, al sesto, altro riposo possibile. Da lì Debra aveva visto molto bene le mie due dita affondate in una figa fradicia di trasgressione.
- Dai, Debra, sei bravissima... - le dicevo – ti mancano ancora quattro spit... io... io mi sto masturbando... ahhh... per te... dai, così...
Debra aveva ripreso a salire, ormai più sicura di se stessa, conscia delle maggiori possibilità di farcela. Il settimo, l’ottavo, il nono... una breve esitazione, un leggero tremolio della gamba sinistra...
- Non mollare, amore! Non mollare... - le diceva Michele – guarda meglio a destra, per il piede...
- Sto venendo, amore... tra poco vengo... mi sto stantuffando con le dita... vorrei che ci fossi tu con la tua lingua... devi arrivare... fammi questo, amore!
Debra aveva stretto i denti e con le ultime energie aveva agganciato il decimo spit, a ormai 25 metri da terra. Vedeva la sosta a tre metri.
- Sta attento – aveva ripetuto a Michele.
Poi l’avevamo vista salire con decisione, anche se ormai un po’ lontana per cogliere tutte le sfumature. Ma saliva veloce.
- Ahhh!! Uhhhhh! – aveva esclamato afferrando la catena della sosta.
I suoi urletti si erano confusi con i gemiti del mio orgasmo. Un orgasmo che mi ero procurata da sola sotto gli occhi di Michele e che avevo dovuto gestire nell’attesa del momento giusto, il momento in cui Debra era riuscita a salire "Dolci impressioni", pulita e da prima.
Quando Debra fu calata al suolo, io ero ancora lì sdraiata, le mutandine alle ginocchia, una mano sulla pancia, l’altra distesa al fianco. Un inequivocabile piacere di donna soddisfatta, sorridente e con i capezzoli ancora durissimi.
- Tu stasera in tenda mi dovrai leccare fino allo sfinimento – mi aveva sussurrato china su di me per baciarmi.
- Perché aspettare stasera? – avevo rilanciato io provocatoria – ora tocca a me, no?
- Perché, ti sei decisa a provare il 5c? – aveva chiesto Michele, che sentiva che la cosa non era finita lì.
- Perché no, se Debra fa la stessa cosa che ho fatto io per lei...
- Amore, per te questo e altro...
Ci eravamo spostati quindi di una trentina di metri, tornando così alla base del 5c. Ma da Debra c’è sempre da aspettarsi di tutto... Senza dire una parola si rilega e, dopo un’occhiata a Michele, era salita su un itinerario facile (4a) per raggiungere da lato la stessa sosta che avrei dovuto raggiungere io. Lì si era appesa a una fettuccia, si era slegata buttando giù la corda ed era rimasta là da sola ad aspettarmi, la schiena tutta in fuori e le gambe leggermente allargate, le scarpette slacciate.
- Quando vuoi puoi venire!
Michele e io avevamo capito che lei intendeva masturbarsi lassù per aria, intendeva far vedere come si accarezzava proprio mentre io cercavo di raggiungerla, potendola vedere sempre meglio di mano in mano fossi salita.
E, incurante che qualcuno potesse arrivare, lei si era alzata al massimo la striscia degli slip a lato della fessura, dopo essersi tolta le scarpette e averle appese alla sosta.
- Dimmi quando posso incominciare... - mi aveva detto.
Io mi ero legata, in preda a mille sensazioni, la paura di un fallimento era mescolata con l’eccitazione di quest’ultima sfida, sapendo anche che questo nostro gioco stava prendendoci la mano, Michele incluso.
Mi batteva forte il cuore quando incominciavo ad arrampicare. Al primo spit agganciato vedevo Debra lassù, a venti metri da me, a gambe allargate. Ma mi ero trattenuta dal dire di incominciare, preferendo farlo solo dopo aver agganciato il secondo spit. Mi vedevo salire quasi fossi all’esterno di me stessa, vedevo quando ero agile, quando ero impacciata. In un movimento dovevo alzare parecchio il ginocchio per potermi servire di un appoggio per il piede: lo sforzo fisico era bilanciato dalla sensazione erotica di vedere che la mia coscia mi obbediva e sentivo che in quel momento ero tanto figa.
Debra mi guardava, si era leggermente incurvata per accedere con le dita alla figa, si stava masturbando ma ancora senza gemere. Mi incitava, anche Michele mi aizzava, dicendo anche che una scena del genere solo noi potevamo concepirla e realizzarla...
Al sesto spit, e me ne rimanevano ancora tre, sentivo chiaramente che l’eccitazione di Debra stava prendendo il sopravvento. Lei non aveva tardato a dirmelo: - Matilde... tra poco godo... aspetto che tu arrivi qui, ti agganci e poi mi smollo... dio, che roba... mmmm... dai, amore, forza... ti mancano tre spit... il più è fatto...
Ormai salivo in stato di euforia. Non me ne fregava niente di volare, non potevo volare. Volevo raggiungere Debra e baciarla mentre veniva per me.
Avevo agganciato gli spit che mi rimanevano, poi con due balzi ero arrivata alla sosta, mi ero assicurata e poi avevo abbracciato il busto nudo di Debra che stava urlando il suo orgasmo: - Ahhhhhhhhhhh!!!! Arghhhhhhhhhhhhh!!!!!!!
L’avevo tenuta abbracciata finché le ondate non si erano un po’ calmate, poi ci eravamo baciate a lungo. Io quasi piangevo. Infine Debra si era agganciata alla mia cintura con un moschettone a ghiera e aveva comandato a Michele di calarci entrambe.
Giunte a terra Michele ci aveva baciate con trasporto, era eccitatissimo e voleva anche lui la sua parte di protagonismo.
- Adesso io provo un 6c+ e voi, perdio, dovete fare l’amore assieme mentre mi assicurate...
Il 6c+ in questione era poco distante, molto meno alto delle altre vie, solo una dozzina di metri. Ma strapiombanti, atletici, con appigli piccoli e distanti.
- Adesso ci prepariamo, ma voi dovete incominciare prima di me... altrimenti rischiamo che io finisca prima di voi...
Avevamo portato il plaid e uno zaino sotto la via, io mi ero sdraiata nuda come prima, avevo soltanto gli slip tiratissimi sotto all’imbrago, le gambe già allargate. Debra si era spogliata del tutto, era assolutamente nuda e incurante di un qualche arrivo estraneo. Del resto era già pomeriggio inoltrato, era difficile che qualcuno avesse idea di farsi vivo a quell’ora. Lei si era disposta sul gomito sinistro, anche lei a gambe allargate, la testa tra le mie gambe, cominciava a slinguarmi vigorosamente, felice di poter assaggiare la mia venuta precedente e il mio sudore. Con la mano destra si accarezzava il clitoride, ed entrambe cominciavamo a gemere quando Michele ci aveva segnalato che stava partendo.
Io dovevo fare grande attenzione nel dare la corda quando Michele me la chiedeva, cosa non facile perché la lingua di Debra mi stava facendo godere in modo sapiente e prolungato.
Questa volta non potevamo parlare, troppo attenta dovevo stare ai movimenti di Michele... ma sentivo un orgasmo che galoppava verso la superficie a grandi falcate...
Michele era stato, come promesso, velocissimo. Non poteva starci a pensare, si sarebbe stancato troppo, così procedeva di balzo in balzo, facevo fatica a stargli dietro a dargli corda.
Alla fine l’intera manovra aveva avuto pieno successo: Michele era giunto dopo 4 spit alla sosta, e noi due ragazze eravamo esplose in un orgasmo simultaneo da ricordarcelo per sempre.
Arrivati alla tenda ci eravamo buttati nel torrente, ancora completamente nudi, poi ci eravamo precipitati dentro per fare l’amore, sapendo però che di lì a poco avremmo dovuto smontare e andarcene.
Sto leccando dunque Debra, mentre Michele si accarezza il cazzo ancora indeciso a chi lo metterà dentro per prima. Ho il culo per aria, estremamente invitante. Michele non ne può più e sceglie me. Mi scopa alla pecorina, facendomi avere un orgasmo mentre io faccio esplodere Debra, poi ci cambiamo posizione, Debra s’impala sul cazzo di Michele, mentre io mi siedo sulla sua bocca, e questa volta veniamo tutti e tre assieme con urla per nulla trattenute.
Fuori è il crepuscolo, in quindici minuti prepariamo e ci mettiamo tutto sulle spalle per tornare all’auto. E per tutto il viaggio di ritorno non facciamo che parlare della bellezza di quello che avevamo fatto. Durante il viaggio Debra e io ci accarezziamo ancora, fino a venire, pronte per l’ultima meravigliosa scopata di Michele, però a casa, a letto e con l’aria condizionata.
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